Gentile ministra Lucia Azzolina,
Sono Maria Angela Bellavista e insegno diritto ed economia politica presso l’Istituto tecnico “Rino Molari” di Santarcangelo di Romagna. Le scrivo per sottoporle alcune riflessioni motivate dai suoi recenti annunci.
L’esame di Stato è un momento importantissimo nella vita di uno studente, uno spartiacque spesso fra l’adolescenza e l’età adulta, la fine di una carriera scolastica che si porterà nel cuore sia che prosegua negli studi sia se entrerà nel mondo del lavoro. Nel triennio sforzi e obiettivi coincidono spesso, sia per studenti che per noi professori, con la meta finale con un esame che rappresenti il tanto lavoro fatto, i sogni e le frustrazioni vissute.
Per questo le scrivo per chiederle: perché dobbiamo decidere il 18 maggio se effettuare un esame di Stato a distanza? È ormai evidente che il 18 maggio non si potrà tornare a scuola. Non è necessario ritornare per tre settimane, la scuola sta andando avanti lo stesso anche se in forme diverse. Il ritorno a scuola per preparare l’esame potrebbe essere scaglionato con un piano organizzativo diviso in turni per classi e per orari differenziati per pochi giorni. Anche nelle scuole più piccole ospitare solo un quinto degli studenti e pochi insegnanti garantirebbe le distanze e la sanificazione giornaliera. Ma, anche se il ritorno su pochi giorni si rivelasse troppo rischioso, si potrebbe effettuare l’esame in presenza senza il preventivo rientro a scuola.
Non possiamo aspettare almeno il 30 maggio per vagliare con più dati ed informazioni se sarà possibile effettuare l’esame in presenza il 18 giugno? Oppure, non potremmo spostare l’esame al 25 giugno e guadagnare un’altra settimana?
Perché, se il problema è l’assembramento, non si può valutare di fare solo una prova scritta invece di due? Potrebbe esserci solo lo scritto di italiano e poi gli orali. Ogni scuola fra aula magna, palestra, corridoi è in grado di distanziare studenti che non avrebbero problemi ad indossare mascherine e guanti. Inoltre, non si creerebbero problematiche nei trasporti perché molti ragazzi arrivano agli esami con mezzi propri.
Per gli orali la situazione sarebbe ancora più facile perché in un aula ci sarebbero solo 8 persone (professori, presidente e studente). Se non riusciamo a mettere in sicurezza un quinto degli studenti in una scuola come possiamo pensare di riaprire a settembre? I modelli organizzativi, come affermato anche dal dottor Vittorio Colao dovranno essere completamente riprogettati, e l’esame di Stato ci offre l’occasione di sperimentare nuove modalità tutelando la sicurezza in un periodo dell’anno dove, a detta dei virologi, il contagio dovrebbe essere più contenuto.
Nel frattempo è indispensabile che comunque venga progettata e implementata una piattaforma “sicura” con la quale poter fare non solo l’eventuale esame di Stato ma, in futuro, anche altre tipologie di prove in totale sicurezza informatica senza doverci appoggiare a server esterni di aziende non sempre trasparenti nella gestione dei dati come Zoom o Google. Da questa terribile esperienza dobbiamo, come scuola, almeno “mettere a sistema” una digitalizzazione “sicura” su una piattaforma nazionale dedicata. Sarebbe terribile disperdere tutto il know how acquisito che ci consentirebbe di migliorare e potenziare notevolmente il nostro sistema scolastico e di renderlo più flessibile e maggiormente competitivo ed inclusivo.
Infine, pur essendo totalmente d’accordo con Lei nella inevitabile soluzione della validità dell’anno scolastico per tutti gli studenti nel rispetto dell’art. 3 della Costituzione che ci impone una uguaglianza “sostanziale” e anche dell’art. 34, sono in totale disaccordo sulla tempistica del suo messaggio.
Affermare ad aprile che l’anno scolastico è “in sicurezza” e che a settembre si recupereranno i “debiti” si traduce per gli allievi più deboli a livello motivazionale che l’anno è finito, che non è necessario continuare a impegnarsi, partecipare alle videolezioni ed inviare i compiti. Sono loro gli studenti nei confronti dei quali dobbiamo impegnarci di più se vogliamo diminuire l’abbandono scolastico e realizzare davvero l’art. 34 della Costituzione. In questo modo invece abbiamo dato loro l’occasione, terribilmente “italiana” di rilassarsi e di giustificare assenze e apprendimenti parziali con la “via di fuga” di settembre nella certezza della promozione per tutti.
Contemporaneamente ha svilito il lavoro di tanti insegnanti che, con tanti sforzi, hanno attivato modalità di didattica a distanza improntate soprattutto a prevenire la dispersione nei territori più difficili dove c’è poca copertura della rete o dove il raccordo scuola/famiglia/territorio è più debole. Questo non ci ferma ma, certamente, non ci aiuta e non ci motiva.
Abbiamo, davvero con mille difficoltà, messo in campo una didattica a distanza “arrangiandoci” in un paese dove le differenze scolastiche sono enormi (i dati PISA OCSE sono chiarissimi al riguardo). Ma abbiamo l’orgoglio, come classe docente, di aver aiutato a che la deriva sanitaria non diventasse anche una deriva educativa. Non siamo eroi, facciamo semplicemente il nostro lavoro che ci impone non solo di insegnare ma anche di imparare. Stiamo imparando tecnologie e modalità nuove consapevoli che gli eroi sono negli ospedali, sui camion e nei supermercati, ma svilire il lavoro di questi mesi con un annuncio assolutamente fuori tempo ci ha umiliati. Ci ha pubblicamente ringraziato nobilitando la dignità del nostro lavoro che ha però sconfessato rendendolo ora, ancora più difficile con tutti quei ragazzi che andavano invece più motivati e spronati a partecipare attivamente. L’annuncio dato ad inizio aprile andava dato a fine maggio, così sarebbe stato più facile per noi, chiedere partecipazione ed impegno.
Con l’auspicio che la nuova programmazione ed i tempi della scuola vengano comunicati con più attenzione magari in raccordo con un pool di insegnati (potrebbero essere tre per ogni regione, scelti in base all’ordine: primaria, secondaria di primo grado e secondo grado) la saluto cordialmente
Maria Angela Bellavista
Insegante di diritto ed economia politica
Isiss Einaudi-Molari di Santarcangelo di Romagna (RN)