Coronavirus e animali domestici, non sono loro a contagiare l’uomo
Scritto da Redazione RCS RADIO SICILIA on 22 Aprile 2020
Coronavirus e animali domestici, non sono loro a contagiare l’uomo
Due documenti istituzionali ribadiscono: ci sono stati casi di felini e cani infettati, ma perché vivevano con persone malate di Covid-19. L’unica via di trasmissione dimostrata è da uomo a uomo. L’Iss: stiamo studiando il salto dalla specie umana ai quattrozampe ma intanto pensiamo a proteggerli
Le case degli italiani ospitano 7 milioni di cani e 7,5 milioni di gatti. Per non parlare degli uccelli (12,9 milioni) e dei piccoli mammiferi, come furetti, criceti, conigli (1,8 milioni), rettili (1,3 milioni) e pesci (1,6 milioni). Totale oltre 32 milioni di animali. Che ci stanno tenendo compagnia, rendendo meno gravoso questo lungo periodo di quarantena, e aiutandoci anche a star meglio, fisicamente e soprattutto come tenuta psicologica. In un momento così difficile e delicato, come quello attuale, e qualche caso rimbalzato dall’estero di animale contaminato dal Coronavirus, ci sono però anche dubbi e preoccupazioni. E lo dimostrano le tante telefonate e mail che arrivano ogni giorno alla Lav o all’Enpa, enti che da sempre si occupano di protezione degli animali.
Una certezza: si trasmette da uomo a uomo
Risposte certe e rassicuranti arrivano da due documenti istituzionali, uno del ministero della Salute di qualche giorno fa e uno di oggi degli esperti di Sanità veterinaria dell’Istituto superiore di Sanità. Di fronte al mare magnum di notizie contrastanti e spesso inutilmente allarmistiche la risposta è la stessa, e rassicurante: l’unica via di contagio finora dimostrata è quella tra uomo e uomo.
Ma se l’uomo è invece positivo al virus o, peggio, sintomatico, bisogna proteggere gli animali domestici con le stesse precauzioni che si riserverebbero ai familiari. Perché loro, invece, potrebbero ammalarsi. Anche se soltanto occasionalmente, il virus può però trasmettersi dall’uomo agli animali. Che sia occasionale lo suggeriscono i numeri: a fronte di circa 2,3 milioni di umani infettati i casi tra gli animali positivi testati sono soltanto 4: due cani e due gatti. Tutti infettati dagli uomini, che hanno svolto il ruolo dell’untore nei confronti dei loro animali da compagnia.
Misure di protezione per gli animali
“Possiamo guardarlo come un altro “salto di specie” che però, come tutti i salti di specie, potrebbe aprire scenari epidemiologici non facilmente prevedibili – commenta Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità – proprio per questo, considerata la vicinanza dell’uomo con gli animali domestici, è fondamentale che le misure di protezione siano rivolte anche a loro. Ci sono piccoli segnali, ma se aspettiamo che i “piccoli segnali” si trasformino in “chiare evidenze”, sarà troppo tardi e avremo fallito in termini di preparedness. L’obiettivo per chi si occupa di sanità pubblica in ottica di prevenzione è quello di studiare e dare una dimensione ai piccoli segnali per poter dire “nessun problema, non c’è bisogno di attivarsi”.
I casi nel mondo
I piccoli segnali sono pochissimi casi: una debole positività di un volpino di Pomerania il 26 febbraio a Hong Kong, contagiato dalla proprietaria affetta da Covid-19 (in quarantena, si è poi negativizzato); un pastore tedesco il 18 marzo sempre ad Hong Kong, sempre contagiato dal proprietario malato (negativizzato anche il pastore tedesco mentre l’altro cane convivente non si è infettato). Passando ai felini, gatto positivo, ad Hong Kong, con proprietario malato (l’animale non mostrava segni di malattia), in Belgio altro gatto ha sviluppato sintomi (vomito e diarrea) dopo una settimana dal rientro della proprietaria dall’Italia, risultata positiva a Covid-19. L’animale è guarito spontaneamente. E poi ci sono i felini dello zoo del Bronx a New York: una tigre malese con tosse e inappetenza, poi stessi sintomi nella sorella, in due tigri di Amur e tre leoni africani. L’ipotesi è che tutti gli animali siano stati contagiati da un inserviente dedicato alla loro cura, con una infezione asintomatica.
I dati sperimentali
Che significato hanno questi animali malati? “La malattia è dell’uomo – continua Agrimi – e questi animali sono stati contagiati da uomini malati, o da asintomatici ma con infezione. E’ importante analizzare il fenomeno: se un gatto vomita e ha diarrea ed è malato di Sars-Cov-2 è infetto e va trattato come tale. Questo non vuol dire che possa infettare i membri della famiglia, se si rispettano le regole di igiene e di precauzione che si adotterebbero se ci fosse una persona malata in casa”.
Oltre ai casi di osservazioni dei casi di infezione naturale, stanno arrivando anche i dati relativi agli studi di trasmissione sperimentale di Sars-Cov-2 agli animali, animali cioè che sono stati infettati con il virus appositamente. Dai risultati viene fuori che i felini sono più sensibili al virus dei cani, che nei gatti giovani la malattia ha segni più gravi e che il virus può trasmettersi da animale malato ad animale sano, anche se non è successo con i cani. Il lavoro sperimentale ha testato anche suini, anatre e polli escludendo la loro suscettibilità a Sars-Cov-2. E non sono suscettibili neppure uccelli, rettili, anfibi e pesci.
Da cosa dipende il rischio
“Oggi possiamo dire che gli animali da compagnia, gatti e in misura minore i cani, possono contrarre il virus attraverso il contatto con persone infette – precisa Agrimi – proprio come accade con le persone che vivono nella stessa casa. E occasionalmente possono sviluppare la malattia. Ma il rischio dipende da varie cose: la prossimità, la durata e la frequenza dei contatti tra animali e persone infette, l’impiego di misure di igiene personale, degli animali, degli ambienti, la separazione tra animali e persone positive o malate”.
Consigli per la salute degli animali
Riassumendo, i documenti forniscono qualche consiglio pratico per prendersi cura del benessere e della salute degli animali da compagnia: lavarsi le mani con acqua e sapone o gel a base alcolica, prima e dopo il contatto con l’animale e quando si pulisce cuccia, lettiera e scodella per il cibo; non lavarlo più del solito, e comunque utilizzare solo prodotti consigliati dal veterinario o saponi neutri; al rientro dalle passeggiate pulire mantello, zampe e area genito-anale con acqua e sapone neutro o prodotti registrati per uso dermatologico negli animali.
Se in casa c’è un malato
Che fare se si sospetta di essere malati o se si è malati in quarantena a casa: limita i contatti con il tuo animale, che non deve essere allontanato da casa; affida le cure ad un altro membro della famiglia; chiedi aiuto esterno (amici, dog sitter, volontari) solo se necessario e avvertili in anticipo del tuo stato di salute; se in casa sei da solo accudisci il tuo animale con guanti e mascherine e smaltisci la lettiera nei rifiuti indifferenziati; evita le uscite del gatto e limita quelle del cane.
Se aiuti nell’accudimento
Se aiuti qualcuno nell’accudimento di animali da compagnia: informati se l’animale convive con persone con Covid-19 (sospetto o confermato) ed evita l’accesso nell’abitazione; per il passaggio degli animali rispetta le distanze di sicurezza e usa i dispositivi di protezione individuale (guanti e mascherina), evita di portare a spasso più cani insieme, a meno che non abitino nella stessa famiglia, usare sempre il guinzaglio e non lasciarli incustoditi.
Il documento prosegue poi con i consigli e le indicazioni per i veterinari, nel caso dovessero visitare un animale proveniente da un nucleo familiare con una persona positiva al Sars-Cov-2.
Fonte: LaRepubblica