Incubo trasporti, sindaci spaesati: “Quanti possono entrare in un autobus?”

Scritto da on 24 Aprile 2020

Incubo trasporti, sindaci spaesati: “Quanti possono entrare in un autobus?”

Biglietterie elettroniche, igienizzanti, mascherine, fasce orarie, percorsi differenziati: ecco le regole del Mit

La Fase 2 passa anche dai trasporti. Roma inizia il test già da domani. Da Bologna arriva la richiesta di incentivi da parte dello Stato per l’acquisto di e-bike e monopattini elettrici. In tutte le città sale l’allarme perché la flotta degli autobus potrebbe rivelarsi non è sufficiente considerato che la calca sui mezzi pubblici dovrà essere un ricordo lontano. E che già le difficoltà, in tempi normali, non erano poche.

Quindi meno persone sugli autobus, ingressi contingentati e misure di sicurezza, ‘marker’ a terra per rispettare il distanziamento sociale, sistemi contapersone (telecamere e personale) annunci e cartelli che indicano possibili sospensioni del servizio per motivi di sicurezza sanitaria.

L’Anci, a nome di tanti sindaci, fa presente che questo sistema può funzionare solo ed esclusivamente se sul piano amministrativo lo Stato detterà regole chiare e precise: “Turni di lavoro, fasce orarie e tanto, anzi tantissimo, smart working”. Dal 4 si comincia e le città hanno poco più di una settimana per organizzarsi in una corsa contro il tempo.

“Ridurre i picchi del pendolarismo”, è il concetto chiave ripetuto nel documento tecnico in cui vengono elencate le misure di igienizzazione da attuare a bordo su base quotidiana. Inoltre bisogna prevedere l’installazione di dispenser di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani in prossimità soprattutto delle biglietterie elettroniche, che saranno a prevalenza. E poi porte in entrata e porte in uscita.

Tuttavia, nel documento, non viene specificato quanti passeggeri possano salire su un singolo autobus, né su un vagone della metro. E tutto ciò lascia gli amministratori nel caos. Per questo i sindaci metropolitani di Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Bari, Palermo, Catania, Venezia, Cagliari, Reggio Calabria, al termine di una riunione presieduta dal presidente dell’Anci Antonio Decaro e coordinata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, in una nota elencano tutto ciò che non va: “Per poter andare a lavorare in autobus o in metro, si deve decidere la nuova capienza dei mezzi e si deve dire di quanto si riduce”. Per ora il capo della task force Vittorio Colao si è limitato a dire che è previsto un afflusso pari al 15% rispetto a quello pre Coronavirus e a supporto di ciò nel documento vengono allegate le tabelle con i diversi settori lavorativi.

A Roma per esempio si studia un contingentamento della capienza fino al 70%, ovvero 30 utenti sul bus e circa 300 sui vagoni della metro. Allo studio anche la possibilità di prenotarsi con una app per accedere ai mezzi, cosa che potrebbe essere utile per monitorare i flussi. Oltre alle sanificazioni straordinarie, si ragiona sulla pulizia di filtri di aerazione e climatizzazione di tutti i mezzi.

In tutte le città per la fase 2 sarà decisiva la mobilità dolce, ovvero bici e monopattini. Altro elemento fondamentale sarà quello di velocizzare le corse degli autobus, perché non potendo aumentare il numero dei mezzi sarà necessario che questi facciano più corse. Quindi servono più corsie preferenziali che in molte città non ci sono.

Resta questo uno dei settori chiave per la riapertura. Al Ministero dei Trasporti pensano anche a tariffe diverse a seconda dell’orario di utilizzo dei mezzi, di eliminare il controllo dei biglietti e la vendita a bordo di treni e bus. Ma i Comuni frenano sull’aumento del costo del biglietto piuttosto chiedono i soldi allo Stato per sopperire alle mancate entrate di questi mesi.

Fonte: HuffPost


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