È morto Ezio Bosso, il pianista che sapeva commuovere. Aveva 48 anni
Scritto da Redazione RCS RADIO SICILIA on 15 Maggio 2020
È morto Ezio Bosso, il pianista che sapeva commuovere. Aveva 48 anni
Bosso conviveva ormai dal 2011 con una malattia neurodegenerativa. A stroncarlo, un cancro
Ezio Bosso è morto. Il grande musicista, pianista, direttore d’orchestra compositore, se n’è andato stanotte nella sua casa di Bologna. Aveva 48 anni. Accanto a lui la sua compagna Annamaria e i suoi cani amatissimi. A portarselo via il cancro con cui conviveva da molti anni e che lo costringeva a lunghi periodi di sosta per le terapie. Ad acuire il quadro clinico la malattia neurodegenerativa che l’aveva costretto in carrozzella. Eppure, nonostante tutti questi mali, Ezio non si è mai arreso. Ha continuato a combattere fino alla fine con il coraggio di un leone. La musica, la sua passione più grande, la sua ragione di vita, l’aveva anzi spinto a sfide sempre più grandi. A trasformare ogni sconfitta del corpo in una rinascita dello spirito.
Nato a Torino il 13 settembre 1971, padre operaio, Ezio Bosso si innamora della musica da bambino, grazie a una prozia pianista. Per seguire la passione a 16 anni se ne va da casa, debutta come solista in Francia. L’incontro con Ludwig Streicher, contrabbassista dei Wiener Philharmonic, segna il suo destino. Intuendone il talento, il musicista austriaco lo indirizza all’Accademia di Vienna dove Bosso studia contrabbasso, composizione, direzione d’orchestra. E da contrabassista suona in importanti formazioni, tra cui la Chamber Orchestra of Europe di Claudio Abbado. Con il maestro milanese Ezio instaura un legame non solo artistico ma di amicizia. Dopo la morte di Abbado, nel 2017 sarà Ezio a farsi testimonial dell’eredità della sua ultima creatura, l’Associazione Mozart14, nata a Bologna per portare la musica nei luoghi del dolore, nelle carceri, negli ospedali. Il percorso nella malattia di Claudio sarà per Ezio un esempio di resistenza e di rinnovato impegno in una musica che, come amava ripetere, «è la vera terapia».
Il suo calvario inizia nel 2011, prima una grave neoplasia, poi la malattia neurodegenerativa che in breve lo porterà sulla sedia a rotelle. Ma segna anche la sua rinascita come artista. Alla sua attività di pianista alterna quella di direttore d’orchestra, alla guida dell’organico della Fenice di Venezia, del Comunale di Bologna. Infine crea il suo gruppo di musicisti, la StradivariFestival Chamber Orchestra, poi ribattezzata Europe Philharmonic.
Lo scorso settembre aveva dovuto dire addio al pianoforte, le sue dita non rispondevano più bene, i dolori a forzarle sui tasti si erano fatti insopportabili. Niente più piano ma avanti con la sua orchestra, la Europe Philharmonic, con cui lo scorso gennaio aveva tenuto le ultime trionfali serate all’insegna di Beethoven e Strauss al Conservatorio di Milano per la Società dei Concerti. Il fisico già molto provato, eppure indomito. Appena veniva issato dalla sua carrozzina al predellino del direttore, Bosso si trasformava. Alzava la bacchetta e accendeva la musica dando davvero tutto se stesso. Assistere a un suo concerto, a una sua prova era un’esperienza bellissima perché ci si rendeva conto di quanto amore lui trasmettesse ai suoi musicisti, senza concedersi pause, senza mai accontentarsi, senza smettere anche quando era chiaramente esausto. Ezio era vivo perché faceva musica.