ROMA – Dopo due ore di videoconferenza sulla scuola – cinquantatré interlocutori a parlare con il presidente del Consiglio – la ministra Lucia Azzolina offre il primo riassunto delle sue intenzioni sul ritorno a settembre. “Abbiamo preso in considerazione due opzioni”. La prima ipotizza un contagio “meno veloce” e la seconda, invece, una situazione epidemiologica “che necessita di mantenere misure di distanziamento”. A seconda dello stato del virus, per dare sicurezza agli studenti si potranno prevedere “pannelli in plexiglass nelle aule a compartimentare i banchi” e, se necessario, “pensare a tensostrutture e opere di edilizia leggera nelle aree esterne degli istituti scolastici”. No, “non penso siano possibili doppi turni, sdoppiamenti delle classi”, ha aggiunto la ministra non accogliendo i suggerimenti del Comitato ministeriale per la ripartenza presieduto da Patrizio Bianchi, “guardo piuttosto a una rimodulazione dell’unità oraria”. I famosi 40 minuti di lezione al posto dell’ora. Per gli studenti, invece delle mascherine, “si potranno utilizzare le visiere”. Servirà ad andare incontro alle esigenze di studenti con difficoltà respiratorie.
Nuovi finanziamenti per la scuola, per ora, non ci sono. Tutti, comuni, regioni, sindacati, li chiedono e il premier alle otto di sera, rivolgendosi alla ministra dell’istruzione, dice: “Con i molti soldi che arriveranno dall’Europa dovremo fare un forte investimento su scuola, università e ricerca”. Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani, aveva appena spiegato: “Serve il doppio degli stanziamenti fin qui messi nel Decreto rilancio”. Nel Dl ci sono 1,4 miliardi di euro per la scuola. Sono necessari, dicono ora gli enti locali, almeno tre miliardi aggiuntivi, come Repubblica scrive dal 13 aprile.
Nel videoincontro del tardo pomeriggio sulla ripartenza della scuola a settembre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ascoltato da sindacati generali e di settore, Protezione civile, le ministre Azzolina e De Micheli, le Province, l’Associazione nazionale presidi, il Forum degli studenti, i rappresentanti delle scuole paritarie, le associazioni per la tutela dei disabili -, ha assicurato: “L’obiettivo è quello di tornare a scuola tutti insieme, in piena sicurezza. Dobbiamo rientrare in presenza, guardarci negli occhi. Sulla scuola tutti noi giochiamo una partita importante, parliamo del percorso formativo dei nostri ragazzi. L’emergenza ci ha preso all’improvviso, non è stato possibile organizzare diversamente la resilienza: abbiamo dovuto chiudere gli edifici scolastici. Sulle risorse abbiamo realizzato diverse cose, ma dobbiamo sempre tener conto del cerbero che si chiama ragioniere dello Stato”.
“Distorsioni nella didattica a distanza”
Conte si è soffermato sulla didattica a distanza: “Abbiamo tutti imparato qualcosa in questi mesi di videolezioni”, ha detto, “ma ci sono state distorsioni. Le famiglie non erano preparate, alcune non disponevano di dispositivi elettronici sufficienti. Questo è il futuro, io ho un figlio piccolo ed è impossibile staccarlo dal cellulare. Fino a quando tutto il Paese non avrà un accesso gratuito a internet, però, la Didattica a distanza continuerà a evidenziare il divario digitale che già esiste”.
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha accennato al Piano per settembre, “la cui stella polare sarà la sicurezza”. Ha annunciato che nei prossimi giorni saranno chiuse le linee guida sulla riapertura – derivanti dalle doppie indicazioni del Comitato tecnico scientifico e del Comitato ministeriale – “poi le invieremo ai dirigenti scolastici”. Serve, è ovvio, attenzione: “In Spagna, in Francia, in Israele, in Germania il virus è tornato e noi dobbiamo sapere che cosa fare anche se un solo studente dovesse ammalarsi”. La Azzolina ha consegnato alle famiglie un ruolo decisivo: “Dovranno misurare la temperatura ai bambini prima di mandarli a scuola”. Ha voluto dire infine, di fronte alla persistente richiesta di risorse, che per la scuola, “da quando ho giurato ad oggi”, ha firmato decreti per quattro miliardi di euro.
Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico che ha sempre affiancato il governo nell’emergenza coronavirus, ha ricordato i numeri bassi che hanno accompagnato la fascia 0-18 anni nel corso dell’emergenza clinica: 3.800 casi, “l’1,8 per cento dell’intera popolazione contagiata”, e quattro decessi “con patologie pregresse”. La Maturità, il prossimo 17 giugno, “sarà un esperimento importante anche per immaginare settembre”.
La ministra Paola De Micheli, Trasporti,ha detto di aver recuperato 48 milioni per l’edilizia scolastica. Poca roba. Il sindaco Decaro ha dettagliato la distanza delle risorse dai bisogni: “Alcuni finanziamenti già nel Decreto rilancio non hanno destinazione precisa, non si sa se andranno agli enti locali o direttamente alle scuole. I 360 milioni stanziati per l’edilizia scolastica di ventottomila edifici sul territorio non possono bastare: abbiamo fatto una simulazione con i sindaci e solo per questa voce ne servono 620. Il doppio. Gli scuolabus? In regime di distanziamento non riusciremo a portare gli stessi bambini di prima al portone dell’istituto. Nella scuola dell’infanzia, comparto delicato, ci sono 120 mila bambini, 13 mila insegnanti e 7 mila ausiliari: abbiamo bisogno di norme e risorse, servono deroghe per assumere personale educativo a tempo determinato e dare incarichi annuali direttamente dalle graduatorie comunali. Per allargare gli spazi potremmo realizzare edificazioni leggere nelle aree scoperte degli istituti o in aree private”.
“Rischiamo di votare negli istituti scolastici e poi richiuderli”
Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, fa notare: “La ministra Azzolina deve parlare con il ministro dell’Interno, c’è il rischo che a fine estate in diverse regioni si riaprano le scuole per far votare i cittadini e ad ottobre si richiudano per mancanza di risorse o per il ritorno dell’epidemia. Nelle scuole d’infanzia saranno necessarie nuove assunzioni e in alcune realtà, in generale, inizieremo l’anno con meno docenti”.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha ricordato lo sciopero di lunedì prossimo: “Sulla scuola stiamo facendo una discussione in ritardo e ora dobbiamo correre. Il finanziamento dell’istruzione deve trovare soluzioni a breve, per far partire i lavori, per gli arredi interni alle classi e per la necessità di assumere docenti e amministrativi. Non possiamo rischiare che le scuole a settembre non riaprano”. Annamaria Furlan, segretaria della Cisl: “Servono centomila docenti, fin qui non è stato possibile un confronto serio con il ministero”. Rino Di Meglio, Gilda degli insegnanti: “Non si possono scrivere linee guida ministeriali e poi dire alle scuole, pensateci voi, arrangiatevi”.