Fuga dai seggi per paura del Covid. Non era mai successo — giurano all’ufficio elettorale del Comune — che settecento scrutatori rinunciassero all’incarico. Che il referendum di domenica e lunedì prossimi sul taglio del numero dei parlamentari fosse un voto particolare, con cabine elettorali e banchi distanziati, presidenti e segretari che parlano a distanza, gel e mascherine, era prevedibile. Ma da giorni, al ritmo di decine di rinunce al giorno, solo ieri ben cinquanta, aumentano le defezioni tra i 1.869 scrutatori sorteggiati in città.
“Non si tratta solo dei più anziani o di persone con fragilità, ma anche di molti giovani — dice Gabriella Micale, referente dell’ufficio elettorale comunale — in genere le rinunce non sono più di trecento, questa volta, anche raccogliendo gli umori, pesa la paura del Covid magari tra i più fragili e quella di diventare vettori del virus in famiglia per i giovani”.
Rischi troppo alti per alcuni, più forti del richiamo del dovere civico e del compenso previsto: 104 euro totali per sabato, domenica e lunedì, tre giorni di lavoro con la mascherina a coprire naso e bocca, guanti e gel per disinfettare le mani. Fatto sta che ieri mattina nell’ufficio elettorale di piazza Giulio Cesare era un viavai di persone che comunicavano la rinuncia, avviando la procedura di scorrimento del listone di circa 48mila scrutatori. E già dal piano terra, dove in portineria si rileva la temperatura, era segnato il percorso con tanto di cartelli “rinuncia degli scrutatori” e un banchetto di assistenza con il vetro anticontagio di plexiglass.
“Ovviamente non ci saranno problemi di copertura, dato che si procede a scorrimento in una lista lunghissima — continua Micale — i seicento seggi, dove di norma, oltre al presidente e al segretario, ci sono tre scrutatori, potranno funzionare anche con due. E tutto sarà organizzato in grande sicurezza”.
Del resto le linee guida diramate lunedì dalla Regione sono molto rigorose. Ci saranno controlli anti-assembramenti dei carabinieri prima dell’ingresso nelle cabine elettorali, che saranno distanziate e a cui si accederà a uno a uno con l’obbligo della mascherina. Nel seggio si entrerà e si uscirà con percorsi dedicati. E poi tanto gel disinfettante, persino da spalmare sulle matite copiative. Ma al momento nessuna “pistola” termoscanner all’ingresso: la temperatura sarà delegata alla responsabilità degli elettori che raggiungeranno le urne. E su questo punto la nota trasmessa dal dirigente del Servizio elettorale della Regione, Giovanni Corso, e dalla funzionaria Carla Lo Campo a tutte le prefetture si limita a precisare: “Bisogna evitare di uscire di casa e recarsi al seggio in caso di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37,5 gradi”.
Sono pronti a guidare i seggi i presidenti, cui sarà demandato il compito di coordinare le procedure in una consultazione diversa dalle altre, ma preludio di altre che avverranno con le stesse modalità: “Ci disporremo a distanza e saremo inflessibili sulle mascherine e le misure anticontagio — dice l’avvocato Valerio Pace, presidente di seggio nel quartiere Arenella — non faremo entrare nessuno sprovvisto di mascherina, a costo di chiamare le forze di pubblica sicurezza, e faremo arieggiare molto le stanze. Capisco i timori per l’emergenza, ma se si rispettano tutte le misure non ci saranno rischi. Per me è un dovere civico prestare servizio per questo referendum”.
Di sicuro sarà molto complessa la procedura di voto. All’ingresso l’elettore dovrà pulirsi le mani e rifarlo dopo l’identificazione e prima di ricevere la scheda e la matita e, se possibile, dopo aver votato.