La decisione di Fugatti, salutata come una vittoria da associazioni animaliste come Oipa ed Enpa, è pressoché obbligata visto che se si fossero catturati altri orsi non ci sarebbe poi stato un posto in cui rinchiuderli. In attesa che i colloqui tra la Provincia autonoma di Trento e il ministero dell’Ambiente, che si è sempre detto contrario alla cattura degli orsi, portino anche a una soluzione sulla detenzione dei tre esemplari considerati pericolosi, per ora la Provincia preferisce non doversi occupare di altri “detenuti”.
Tuttavia, il presidente della Provincia non fa mistero di voler limitare il numero di grandi carnivori: in Trentino ci sono ormai tra gli 80 e i 90 orsi, una popolazione che, secondo alcuni, è troppo numerosa. Per ambientalisti e studiosi, invece, il territorio potrebbe sostenere anche numeri maggiori, ma le decisioni politiche vanno in direzione contraria e hanno proposto come unica soluzione al problema la cattura, con conseguenze disastrose per gli animali.
Ieri infatti, l’Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali, aveva presentato alla Procura di Trento istanza di sequestro preventivo della struttura in cui sono rinchiusi M49, soprannominato “Papillon” dal ministro dell’Ambiente Costa, M57, l’orso che ha ferito un giovane carabiniere ad Andalo nell’agosto scorso, e l’orsa DJ3, considerata troppo confidente per restare libera.
I tre orsi sono rinchiusi nel Centro faunistico ‘Casteller’ della Provincia autonoma di Trento, dove lo scorso 21 settembre il ministro Costa ha inviato i carabinieri del raggruppamento Cites, per verificare se le condizioni di reclusione rispettano il benessere degli animali. Il rapporto stilato dai militari è stato tristemente chiaro: “Sia M49 che M57 saranno costretti per circa quattro mesi (tempi di realizzazione dei lavori di adeguamento) ad una detenzione in spazi per nulla ampi e privi di stimoli ambientali. I tre individui ospitati nella struttura sono stati sottoposti a sedazione al fine di mitigare gli effetti stressogeni del disturbo causato dai lavori di realizzazione delle predette opere. Non è stato pertanto possibile valutarne compiutamente lo stato di salute ed i moduli comportamentali.”
Ma anche una volta finiti i lavori, necessari anche per rinforzare ulteriormente il recinto dal quale M49 è riuscito a scappare due volte, la struttura non è ritenuta adatta. In ogni caso “sia M49 che M57 saranno costretti per circa quattro mesi (tempi di realizzazione dei lavori di adeguamento) ad una detenzione in spazi per nulla ampi e privi di stimoli ambientali”.
Dopo la pubblicazione della relazione, le associazioni animaliste hanno levato gli scudi e non soltanto contro l’attuale amministrazione provinciale trentina, responsabile della cattura di M49 e M5, dell’ordinanza che l’anno scorso aveva definito il primo “pericolo pubblico” e, come detto, di quella che disponeva la cattura di qualsiasi orso che si avvicinasse ad Andalo e Dimaro Folgarida. “Provvederemo a denunciare la gestione del Casteller ed i responsabili del trattamento riservato agli orsi detenuti – aveva dichiarato l’Enpa -, per maltrattamento animali, come avevamo già fatto nel caso di KJ2, portando sul banco degli imputati l’ex presidente Rossi e il funzionario Zanin”.
Ieri l’Oipa aveva così spiegato la sua iniziativa di istanza di sequestro : “La nostra richiesta vuole scongiurare l’ipotesi di ulteriori catture e reclusioni, date le ordinanze di captivazione permanente emanate dal presidente della Provincia l’11 e il 27 agosto scorso, e chiede la liberazione dei tre orsi attualmente detenuti nelle cosiddette ‘tane’, cubicoli di cemento di pochi metri quadrati”. Oggi, dunque, il passo indietro della Provincia, inchiodata dalla relazione dei carabinieri, che descrive una situazione insostenibile, soprattutto quando viene citata la relazione fatta dal veterinario due settimane prima: “Nell’arco di 48 ore la situazione ha subito un grave peggioramento – scriveva il medico -. Tutti e tre gli orsi versano in una situazione di stress psico-fisico molto severa, dovuta in primis alla forzata e stretta convivenza dei tre esemplari, contrariamente a quanto permette la base etologica di specie ed alle ridotte dimensioni degli spazi a disposizione. M49 ha smesso di alimentarsi e scarica tutte le sue energie contro la saracinesca della tana. Reagisce in maniera nervosa alla presenza umana. M57 si alimenta, ma ripete costantemente dei movimenti in maniera ritmata, prodromo di stereotipia. Presenta anche lesione cutanea nell’avambraccio sinistro, dovuto allo sfregamento nell’attività di cui sopra. DJ3, a causa della presenza e degli atteggiamenti degli altri due esemplari, spaventata, si è nascosta nel boschetto del recinto esterno, e non torna in tana per alimentarsi”. “La base etologica di specie” cui fa riferimento il veterinario è il comportamento degli orsi, animali che si avvicinano ai propri simili soltanto per la riproduzione. Le femmine, in particolare, sanno di doversi tenere a distanza quando hanno i cuccioli perché i maschi adulti talvolta attaccano i piccoli.
Alle denunce di maltrattamento delle associazioni ieri era seguita la presa di posizione dell’Ordine dei medici veterinari della Provincia di Trento, che aveva ribadito: “la necessità di istituire nel breve termine un Comitato etico provinciale, in grado di indirizzare la gestione orsi nel massimo rispetto delle loro caratteristiche etologiche». I veterinari nella nota sottolineano che si rendono disponibili “a fornire il supporto necessario e ricordano che, per definizione, i componenti di un Comitato etico, non percependo alcun rimborso, sono in grado di mantenere a pieno titolo l’autonomia del proprio parere».
La nota dei veterinari sottolinea uno degli aspetti chiave della gestione orsi: è indiscutibile che le decisioni politiche non hanno preso in considerazione soltanto o soprattutto il benessere degli animali. Pressati dagli allevatori, ai quali gli orsi uccidono pecore e distruggono arnie (danni che comunque sono rimborsati) e preoccupati per i cittadini, per i quali l’aumento degli orsi in Trentino è un fenomeno nuovo, gli amministratori hanno agito in base alla convenienza politica. Che non sempre coincide con gli interessi degli animali.