“Non è una protesta”, spiega il titolare. “Quando iniziò il primo lockdown, la chiusura avvenne da un giorno all’altro ed eravamo impreparati, così buttammo tutta la merce. Ora, invece, ho deciso di regalare quella deperibile ai clienti e ai passanti di via Sparano”. Qui, saranno convogliati anche i prodotti presenti nei punti vendita di via Argiro, corso Cavour e della stazione.
“Siamo preoccupati – aggiunge – con questo nuovo decreto non riusciamo più a sostenere i costi e siamo costretti a chiudere e a mandare i 47 ragazzi in cassa integrazione, con tutte le conseguenze che ne derivano. Devono ricevere ancora quella di maggio. Tutti i lavoratori della ristorazione affronteranno un Natale disastroso, perché non hanno più risparmi. Si parla di sopravvivenza giornaliera”. Se lo stop dovesse essere esteso oltre il 3 dicembre, i locali potrebbero chiudere. “Le casse non sono pronte ad affrontare questo secondo lockdown, che potrebbe essere prolungato. Potrei non riaprire più”.