CALTANISSETTA. OPERAZIONE “ATTILA” NELLA NOTTE. DIECI PAKISTANI IN CARCERE. UNA ITALIANA AI DOMICILIARI. “IL GRUPPO CON METODO PARAMAFIOSO HA ASSOGGETTATO LA COMUNITÀ DI APPARTENENZA”

Scritto da on 2 Dicembre 2020

CALTANISSETTA. OPERAZIONE “ATTILA” NELLA NOTTE. DIECI PAKISTANI IN CARCERE. UNA ITALIANA AI DOMICILIARI. “IL GRUPPO CON METODO PARAMAFIOSO HA ASSOGGETTATO LA COMUNITÀ DI APPARTENENZA”

 

 

Caltanissetta. Nelle prime ore di questa notte, i militari della Compagnia dei Carabinieri di Caltanissetta ed il personale della Squadra Mobile nissena hanno proceduto all’arresto di 12 persone in esecuzione di altrettante ordinanze di Custodia Cautelare (11 in carcere, 1 agli arresti domiciliari) emesse dal GIP del Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura di Caltanissetta.

Sono stati attinti dalla misura della custodia in carcere: SHOAIB Muhammad, 27 anni, pakistano celibe, con precedenti di p.g., regolare su territorio nazionale, nullafacente, attualmente detenuto per altra causa; AWAN Muhammad Sharjeel, 20 anni, pakistano con precedenti di p.g., regolare su territorio italiano, nullafacente; ALI Shujaat, 32 anni, pakistano, attualmente detenuto per altra causa; MEHDI Muhammad, 48 anni, nato in Pakistan, attualmente detenuto per altra causa; MUHAMMAD Nawaz,32 anni, pakistano, attualmente detenuto per altra causa; IMRAN Ali,28 anni, pakistano, con precedenti di p.g.attualmente detenuto per altra causa; AHMED Bilal, 23 anni, pakistano, con precedenti di p.g., regolare su territorio italiano, nullafacente; ALI Mohsin, 32 anni, pakistano,  pregiudicato, regolare su territorio italiano, bracciante agricolo; KHURAM Shedaz, 33 anni pakistano, con precedenti di p.g., regolare su territorio italiano, nullafacente; MUHAMMAD Arshad, 37 anni, pakistano celibe, pregiudicato, regolare su territorio italiano, nullafacente, attualmente detenuto per altra causa. E’ stata attinta dalla misura degli arresti domiciliari: GIARRATANA Giada,21 anni, di Canicattì (AG) nubile, incensurata, casalinga. Irreperibile un pakistano destinatario della misura della custodia cautelare in carcere.

Gli arrestati sono indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere, finalizzata al reclutamento ed allo sfruttamento della manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi (caporalato), alle estorsioni, al sequestro di persona, alle rapine, alle lesioni aggravate, alle minacce, alla violazione di domicilio, alla violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.

Durante le perquisizioni avvenute nella notte, sono stati rinvenuti in casa di uno degli arrestati due “libri mastri”, tuttora al vaglio degli inquirenti, nei quali erano descritti i nomi dei lavoratori sfruttati ed il compenso che si aggirava sulle 30 euro al giorno.

L’operazione ha tratto origine dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dall’Arma dei Carabinieri nei confronti di un pericoloso gruppo di soggetti di nazionalità pakistana, da tempo residenti nel centro abitato di Caltanissetta, dedito alla commissione di una serie di delitti contro la persona ed il patrimonio, in larga parte ai danni di loro connazionali, che imperversava dall’anno scorso in città e nei centri limitrofi. Si tratta di un gruppo ristretto che, agendo con metodo paramafioso, ha assoggettato la comunità di appartenenza, molto ampia a Caltanissetta e composta da persone oneste, sottoponendola ad un regime di vessazione e terrore e sfruttandola professionalmente al fine di assicurare all’associazione continuità nel tempo.

Numerosissimi gli interventi delle Volanti a favore dei cittadini pakistani che richiedevano, in città, l’aiuto delle Forze dell’Ordine, così come numerose sono state le denunce presentate da altri pakistani presso le Stazioni dei Carabinieri di alcuni paesi presi di mira, come Milena e Sommatino.

Proprio l’analisi della molteplicità di episodi di violenza riconducibili agli odierni arrestati ha permesso di acclarare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata ad imporre la propria egemonia sul territorio, acquisita dal protratto periodo di operatività e rafforzata dal costante ricorso a condotte minatorie e violente di elevatissimo allarme sociale.

Sono state individuate le auto e le utenze in uso agli indagati e tanto i servizi di o.c.p. quanto lo sviluppo dei tabulati ha consentito di riscontrare gli stretti legami, quasi giornalieri, tra tutti gli odierni arrestati.

Il gruppo, molto coeso e capeggiato dall’indiscusso leader SHOAIB Muhammad, ha anche condizionato il settore agricolo dell’entroterra siciliano; l’indagine infatti ha consentito di rilevare che SHOAIB Muhammad, AHMED Bilal, IMRAN Ali, ALI Mohsin e GIARRATANA Giada reclutavano manodopera pakistana col metodo del caporalato. Proprio questi caporali pakistani destinavano i loro connazionali al lavoro presso titolari di aziende agricole, in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, accordandosi sull’entità del compenso, che si aggirava sui 25/30 euro al giorno, direttamente con i datori di lavoro e trattenendo per sé una parte o persino la totalità del corrispettivo, già palesemente basso. Le timide rimostranze avanzate dai lavoratori per ottenere il compenso loro spettante venivano immediatamente represse dai sodali attraverso efferate spedizioni punitive. In questo desolante panorama, si inseriscono anche i titolari delle imprese dove i lavoratori pakistani venivano condotti a lavorare, poiché, dal canto loro, trovavano conveniente rivolgersi ai caporali loro connazionali perché ben consapevoli che nessuna denuncia sarebbe mai potuta intervenire a danneggiarli, proprio in relazione alle condizioni di sfruttamento dei lavoratori.

Ed è proprio in tale contesto criminoso che è maturato l’omicidio del pakistano SIDDIQUE  Adnan avvenuto la sera del 3.6.2020, che si era ribellato, denunciando i suoi caporali; per l’efferato delitto vennero tratti in arresto ben sei dei soggetti colpiti dall’odierna misura cautelare, ossia SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel, ALI Shujaat, AHMED Bilal, IMRAN Ali, MEHDI Muhammad e MUHAMMAD Nawaz.

Già prima dell’omicidio la banda aveva commesso numerosi episodi di violenza in territorio nisseno, con un escalation di violenza davvero impressionante.

Un cittadino nigeriano veniva aggredito e malmenato a colpi di bastone e spranghe di ferro per il sol fatto di aver chiesto il corrispettivo dell’attività di bracciante agricolo svolto per loro conto, riportando ferite guaribili in 20 giorni.

Ancora, SHOAIB Muhammad tentava di estorcere ad un pakistano la somma di € 300,00, quale ingiusto profitto dell’intermediazione illecita finalizzata al caporalato. Non contento, l’indomani, SHOAIB Muhammad, unitamente a AHMED Bilal (inteso BILAL Muhammad), MUHAMMAD Nawaz, ALI Shujaat, MEHDI Muhammad sequestravano l’estorto, lo prendevano per le caviglie e le spalle, lo posizionavano sui sedili posteriori dell’autovettura di proprietà di SHOAIB Muhammad, e lo conducevano all’interno dell’abitazione di IMRAN Ali (inteso CHEEMA Muhammad Imran) e di GIARRATANA Giada; lo costringevano a terra in una stanza semivuota, lo accerchiavano, puntandogli un coltello alla gola, e lo trattenevano per circa tre ore, intimandogli di chiamare il padre in Pakistan allo scopo di farsi mandare € 5.000,00 per ottenere la sua liberazione.

Le indagini hanno fatto luce su molti altri episodi di inaudita violenza posti in essere da questi pericolosi criminali e, a titolo di esempio, se ne ricordano alcuni: una volta, SHOAIB Muhammad, in compagnia di altri, aggrediva una donna nigeriana mentre stringeva tra le braccia suo figlio di appena un anno, rapinandola di duecento euro; seguiva una violenta aggressione con calci e pugni al marito della donna.

In altra circostanza, SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel ed altri 3 non identificati aggredivano e minacciavano con un coltello un cittadino mentre si trovava a passeggiare lungo questo C.so Vittorio Emanuele insieme ad un suo amico cingalese, che riusciva a bloccare il braccio di SHOAIB mentre quest’ultimo stava per colpire  la vittima.

Ancora, SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel, KHURAM Shehzad, dopo aver invitato un giovane ghanese ad entrare all’interno dell’autovettura a loro in uso e averlo condotto in una zona di periferia vicina alla zona industriale, gli puntavano un coltello alla gola e lo costringevano a commettere un furto presso una casa di campagna e poi gli sottraevano anche la somma di 600 euro che il ghanese aveva con sé. Qualche giorno dopo, il 10.12.2019, SHOAIB Muhammad, AWAN Muhammad Sharjeel, KHURAM Shehzad, SHAHBAZ Ahmad, MUHAMMAD Arshad ed altri non identificati si recavano sotto l’abitazione del giovane ghanese armati di bottiglie di vetro, di una pistola e di alcuni coltelli, inveivano contro di lui e lo minacciavano che “gliel’avrebbero fatta pagare”: per sua fortuna, la vittima riusciva a darsi alla fuga e a rifugiarsi presso una rivendita ambulante.

Nel dicembre del 2019, SHOAIB Muhammad, MUHAMMAD Arshad, AWAN Muhammad Sharjeel, AHMED Bilal (inteso BILAL Muhammad), armati di pistola e coltelli, facevano irruzione all’interno della comunità denominata “I Girasoli Onlus” di Milena (CL) e malmenavano due minori ospiti della struttura per il sol fatto di aver avuto un banale diverbio con un altro minorenne che aveva invocato l’intervento di SHOAIB e della sua banda.

 

Video: www.poliziadistato.it/pressarea/Share/link/78a36bf4-33f9-11eb-b63f-736d736f6674

 

 


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