Quaranta anni fa ci lasciava Rino Gaetano. I tanti misteri che ancora oggi avvolgono la sua morte
Scritto da Alberto Barcellona on 2 Giugno 2021
Aveva solo 31 anni Rino Gaetano quando, nella notte del due giugno del 1981, moriva in un incidente stradale sulla via Nomentana, a Roma, in un tragico episodio che i giornali dell’epoca paragonarono a quello di Fred Buscaglione. A quattro decadi di distanza dalla dipartita ancora non è chiaro come morì.
COME È MORTO RINO GAETANO?
Dopo aver passato una notte in compagnia di amici per le strade di Roma, il cantautore calabrese, all’apice della sua carriera, venne stroncato da un incidente mentre percorreva via Nomentana, la stessa strada dove abitava coi genitori e la sorella Anna. Forse per un malore o un colpo di sonno, la sua macchina invase la corsia opposta e un camion la colpì in pieno.
Venne trasferito al Policlinico ma era già in coma. Urgeva un intervento in un reparto di traumatologia cranica, che il Policlinico non aveva. Si fecero diversi tentativi con molti altri ospedali nel corso della notte e solo alle prime luci dell’alba il cantautore venne ricoverato al Gemelli, dove morì intorno alle 6 del mattino.
CANZONE DI RINO GAETANO SULL’INCIDENTE
Nella canzone La ballata di Renzo, scritta dieci anni prima e rimasta inedita, Rino Gaetano racconta le vicende di un giovane morto in circostanti molto simili alla sua, tanto che alcuni hanno sostenuto che in quella ballata il cantante avesse predetto la sua morte.
«La strada era buia, s’andò al S. Camillo
e lì non l’accettarono forse per l’orario,
si pregò tutti i santi ma s’andò al S. Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero.»
Renzo, il protagonista della canzone, viene investito da un’auto e muore per le mancate cure perché rifiutato dagli ospedali di Roma per mancanza di posti. Fatalità, nella ballata sono citati tre degli ospedali che rifiutarono il cantautore nella notte del 2 giugno 1981 per mancanza di letti: il Policlinico, il San Giovanni e il San Camillo.
RINO GAETANO RIFIUTATO DAGLI OSPEDALI?
La sorella Anna, in un’intervista di qualche anno fa, chiarisce le circostanze in cui suo fratello perse la vita: ““Non è vero che Rino fu rifiutato dagli ospedali. Questa è una leggenda. Quando il corpo di mio fratello fu estratto dalle lamiere, venne portato al Policlinico Umberto I, semplicemente perché era il posto più vicino. La struttura non aveva una sala operatoria attrezzata per la craniolesi, ma non l’avevano neppure gli altri ospedali contattati telefonicamente”.
RINO GAETANO, MISTERI E TEORIE SULLA SUA MORTE
Un avvocato penalista campano, Bruno Mautone, ha pubblicato tre libri intorno alla morte di Rino Gaetano: “La tragica scomparsa di un eroe”, “Chi ha ucciso Rino Gaetano” e l’ultimo “Rino Gaetano, segreti e misteri della sua morte”. Mautone dice di possedere prove schiaccianti che i servizi segreti siano coinvolti nella morte del cantautore. Secondo Mautone molti degli amici di Rino Gaetano erano agenti segreti, collegati alla Cia americana e ai servizi segreti italiani. Proprio questi rapporti, secondo l’avvocato, spiegherebbero i testi opachi di Gaetano dietro cui si celerebbero fatti inquietanti e riservati dell’epoca.
L’avvocato sostiene anche che Rino Gaetano era affiliato alla massoneria, nonché “depositario di informazioni riservatissime e frequentatore di ambienti politici”. A riprova di questo, secondo Mautone, c’è l’amicizia tra Gaetano ed Elisabetta Ponti, la figlia del medico personale di Licio Gelli, ritenuto capo supremo della loggia massonica P2. “Del resto quando Rino in Rai cantò la canzone “La Berta filava” – aggiunge Mautone – “con lui c’era un cane, che era proprio di Elisabetta Ponti”.