E’ morto Giampiero Boniperti, storia della Juventus
Scritto da Alberto Barcellona on 18 Giugno 2021
Roma – E’ morto nella notte a Torino per una insufficienza cardiaca Giampiero Boniperti. Presidente onorario della Juventus, di cui è stato una bandiera prima come calciatore e poi come dirigente negli ultimi anni si era ritirato a vita privata, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni in forma privata per volere della famiglia. Il suo nome è indissolubilmente legato alla squadra bianconera, cui è rimasto fedele per tutta la sua carriera agonistica prima (detenendone per molto tempo vari primati di presenze e reti), e per quella dirigenziale poi (coincisa con alcuni dei massimi successi sportivi della formazione torinese).
Soprannominato dagli avversari “Marisa” (nomignolo affibbiatogli dal giocatore Benito Lorenzi) per i suoi boccoli biondi, ha sempre legato il suo nome a quello della Juventus, nella quale mosse i primi passi da calciatore professionista nell’immediato secondo dopoguerra. La sua carriera, sia sul campo sia dietro la scrivania, ne ha fatto una delle personalità più importanti nell’intera storia del movimento calcistico italiano. Come giocatore ha fatto parte, assieme a John Charles e Omar Sívori, del cosiddetto Trio Magico, uno dei più prolifici reparti d’attacco ammirati nella massima serie italiana. Nel 2004 è stato inserito nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori della storia, stilata in occasione del centenario della FIFA. Nel 2012 è entrato a far parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i dirigenti. Poco dopo il suo ritiro dall’attività agonistica, Boniperti fu subito chiamato dalla famiglia Agnelli a ricoprire un ruolo dirigenziale all’interno della società juventina. Successivamente venne nominato presidente, carica mantenuta dal 1971 al 1990. Fu protagonista di un progetto a lungo termine che ebbe protagonista l’inserimento in prima squadra di giovani calciatori cresciuti nel settore giovanile juventino quali Giuseppe Furino, Roberto Bettega e Paolo Rossi, assieme all’arruolamento dei migliori talenti provenienti da altri club di Serie A quali Gaetano Scirea, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Marco Tardelli e Franco Causio; e dalla ferrea disciplina anche d’immagine imposta alla squadra, basata su quella richiesta durante l’attività agonistica.