Michele Bruccheri intervista la poetessa (origine cubana) Yuleisy Cruz Lezcano
Scritto da Michele Bruccheri on 3 Aprile 2024
Vive e lavora a Bologna, nella sanità pubblica. Parteciperà al prestigioso Premio Strega Poesia. A maggio il suo libro “Di un’altra voce sarà la paura” verrà presentato al Salone Internazionale di Torino
Parteciperà alla seconda edizione del prestigioso Premio Strega Poesia. Una soddisfazione indescrivibile, per la poetessa Yuleisy Cruz Lezcano. Origine cubana, ma ormai bolognese, si racconta generosamente al nostro microfono. “Di un’altra voce sarà la paura” (Leonida Edizioni) le sta elargendo gioie ed entusiasmo.
“Il libro contiene 45 poesie, che raccontano storie diverse, e nonostante questo non è esaustivo riguardo a tutte le forme di violenza di genere che si sono viste e si continuano a ripetere, sempre in modo diverso nel nostro tempo”, spiega. E da ciò si evince la tematica che tratta il volume.
Lavora nella sanità pubblica italiana. Ha studiato presso l’Università di Bologna ed ha conseguito la laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetricia, ma anche quella in Scienze biologiche.
“Mi occupo dei pazienti che hanno problemi endocrinologici, malattie reumatiche, soprattutto autoimmunitarie, oppure che sono diabetici – prosegue –. Il mio lavoro mi piace, perché mi piace aiutare e ascoltare le persone”. Yuleisy Cruz Lezcano ha pubblicato numerosi libri e a maggio sarà a Torino, al Salone Internazionale del Libro. Eccola nostra ospite: “voce” al suo cuore e alla sua mente.
“Di un’altra voce sarà la paura” (Leonida Edizioni) ti sta regalando enormi soddisfazioni. Il tuo libro, infatti, concorre al prestigioso Premio Strega Poesia. Ce ne parli?
Confesso che trovare il mio libro “Di un’altra voce sarà la paura” tra i libri proposti alla seconda edizione del prestigioso Premio Strega Poesia è per me una grande emozione. Ho letto e riletto il titolo del mio libro e io che scrivo persino sui finestrini del treno, non riuscivo a scrivere nulla dall’emozione. Poi pensare al fatto che ogni casa editrice poteva proporre un solo titolo, mi riempie ancora di più di emozione. Questo significa che una preselezione è stata fatta e come! Per tale motivo, devo ringraziare la mia casa editrice Leonida Edizioni, per avere puntato sul mio libro, sicuramente ritenendolo il migliore o il più candidabile, tra tanti validi autori che pubblica ogni anno.
Poi…
Poi io credo che questo sillogismo che se non hai una grande casa editrice alle spalle o non hai un nome già consacrato o conosciuto allora quello che realizzi non è considerabile e di qualità, sia un mito da sfatare. Credo, inoltre, che sia da sfatare il fatto che “i piccoli”, cioè autori meno conosciuti e con case editrice piccole, vengano scartati senza che nemmeno sia letta la loro opera. Vedo in questi giorni, come è successo nella precedente edizione, moltissime polemiche e dibattiti, con perfino graduatorie stilate dagli stessi poeti. I quali ai primi posti inseriscono le grandi case editrici e i nomi canonizzati. Io ho deciso di non leggerle, di non prendere in considerazione queste classifiche o graduatorie e di godermi questo momento, in cui l’intero staff della mia casa editrice, che non è una casa editrice a pagamento, ha creduto in me.
Continua, Yuleisy.
Sono felice di figurare in questo elenco, accanto a nomi di poeti di valore. Devo dire che adoro questo Paese che mi ha adottata e la sua lingua. Questo, poi, è una nuova prova che non solo sono naturalizzata italiana, ma che in Italia sono davvero a casa. Sono poi felice che il Premio Strega si sia aperto anche alla poesia. Questo è un grande segnale che le cose stanno cambiando in meglio. Ora non mi resta che augurare che vinca il migliore.
Quando è stato pubblicato il libro?
Il mio libro è stato pubblicato a gennaio e stampato a febbraio e già sono stata contattata da diversi giornali a tiratura regionale per parlare del libro, così come dalla televisione di Stato di San Marino e dalla televisione Tele Granducato di Livorno. Inoltre, quest’anno, specificamente domenica 12 maggio, lo presenterò nel Salone Internazionale del Libro di Torino, che è una delle vetrine più importanti in Italia, sia per gli autori, che per le case editrici.
Il libro affronta la delicata e scottante tematica della violenza sulle donne. È così?
Sì, è così, come riportato nell’introduzione dal poeta Ivan Crico: “La silloge apre uno squarcio in un silenzio ancora troppo assordante accompagnandoci nel labirinto oscuro, per alcune vittime senza via d’uscita, di altri vissuti, volendosi fare testimone di tante storie di donne senza voce, di grida soffocate, ogni verso sembra parlarci in prima persona, generato dall’humus tragico di una serie di traumi patiti nel corso della vita fino a perdersi nella primordiale nebulosa dell’infanzia della poetessa […]”.
Vai avanti…
Il pensiero di questo libro è iniziato a crescere dentro di me a partire dalla situazione attuale, in cui gli episodi di violenza sembrano nettamente aumentati, e l’esasperazione della cronaca fa delle storie di violenza una sorta di romanzo a puntate, che invade perfino i programmi televisivi, le conversazioni al bar e i commenti nei social. In questo libro riporto storie diverse di violenza, riferendomi la maggior parte delle volte alla violenza fisica, ma come bene si sa la violenza fisica, soprattutto quella compiuta nell’ambito familiare è preceduta, spesso, dalla violenza psicologica. Affrontare un argomento del genere, comporta una richiesta emozionale non indifferente. Dopo avere scritto alcune poesie del libro, rimanevo stanca, sfinita emotivamente e, man mano che scendevo con le immagini nei particolari delle scene di violenza, sentivo la necessità di fare decantare le poesie, fare delle pause, e questo mi è accaduto varie volte, perché mi sentivo svuotata o con una sorta di pugno nella bocca dello stomaco nell’immaginare quello che stavo scrivendo. Sicuramente libri sulla violenza di genere sono stati scritti tanti, ma non è stato comunque detto tutto quello che c’è da raccontare.
Prosegui.
Tra le persone che non conoscono il fenomeno, c’è una sorta di incredulità. Molte donne mi hanno raccontato che prima di essere direttamente coinvolte nel subire violenza, avevano la sensazione di essere immuni al fenomeno e si dicevano “questo non può succedere a me”. E invece… la violenza può capitarti ovunque, in una festa, quando torni a casa dalla scuola o dal lavoro, quando vai a prendere la macchina nel parcheggio, dentro le mura domestiche, ovunque. Dobbiamo pensare che una donna su tre subisce diariamente violenza e che questo è un fenomeno trasversale, presente in Italia, a Cuba, in Europa, in Africa, in Tailandia, in ogni luogo del mondo… durante un conflitto armato, durante una guerra, un viaggio migratorio, in tempo di pace, in un paese del terzo mondo, così come in un paese occidentale.
Quindi…
Quindi il libro, notando la mia sensibilità verso questo argomento, mi si è offerto, mi ha scelta e mi ha chiesto di raccontare tutte le storie che in lui si svelano. Il libro contiene 45 poesie, che raccontano storie diverse, e nonostante questo non è esaustivo riguardo a tutte le forme di violenza di genere che si sono viste e si continuano a ripetere, sempre in modo diverso nel nostro tempo.
Come anticipato, lo presenterai anche al Salone Internazionale del Libro di Torino di quest’anno?
Sì, come ho anticipato prima, sarò insieme al mio libro nel settore 2, nello Stand della Città Metropolitana di Reggio Calabria alle ore 12,30.
Da qualche parte, hai detto: «Trattare questo argomento della violenza è per me facile e difficile; facile perché so come ci si sente e difficile perché non voglio più sentirmi così». Ci spieghi meglio?
Trattare questo argomento della violenza è per me facile e difficile; facile perché so come ci si sente e difficile perché non voglio più sentirmi così. Affrontare un argomento del genere, ha comportato per me una richiesta emozionale non indifferente. Come già detto, dopo avere scritto alcune poesie del libro, rimanevo stanca, sfinita emotivamente e, man mano che scendevo con le immagini nei particolari delle scene di violenza, sentivo la necessità di fare decantare le poesie, fare delle pause; e questo mi è accaduto varie volte, perché mi sentivo svuotata.
Continua…
La violenza, la brutalità di questi accadimenti, la paura angosciante spesso tolgono alle persone che la subiscono la forza di urlare, di chiamare aiuto. Ma anche per loro, per ogni essere fragile annichilito da esperienze così terribili, può esserci la possibilità di far sentire la propria voce, la propria sofferenza, se non in quel momento, successivamente attraverso la voce della poesia, di questi versi… ed ecco “Di un’altra voce sarà la paura”.
Ci puoi donare – tratti del tuo volume lirico – dei versi?
Non si trovano concetti
per questa tragedia, le idee
giacciono seminate e le immagini
di migliaia di donne
stuprate
si accumulano
nella memoria.
Tratto da Accumulo di immagini
*
Si libera la mente dal giogo
delle catene, sogno e di aver sognato
dubito. Tra materia incerta, nell’anima
affannata si apre una porta:
il cuore pieno di voci, dimentica,
scommette, ama, si riprogramma.
Tratto da Rimembranze
Chi fosse interessato ad acquistare il libro, dove lo può trovare?
Al seguente link
Un’ultima domanda sul libro, per poi conoscerti di più e meglio. La silloge poetica è arricchita da alcuni artisti. Ci ricordi i loro nomi e la loro funzione?
La silloge poetica pubblicata dalla casa editrice Leonida Edizioni è impreziosita dagli artisti Orlando Poggi, per l’immagine di copertina, e Adele Quaranta, per le foto che accompagnano le sezioni.
Tu hai origini cubane, ma vivi e lavori a Bologna. Quando sei arrivata in Italia?
Sono arrivata in Italia nel 1992, una vita fa. Oramai ho vissuto in Italia più anni di quelli che ho vissuto a Cuba. Lavoro in sanità pubblica e ho avuto il privilegio di studiare nell’Università di Bologna, di prendere la laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetricia e quella in Scienze biologiche. Come vedete le mie scelte di studio anticipano il mio legame con la vita, che si evince anche dal mio atteggiamento mentre scrivo e mentre cerco di avvicinare quel grande mistero che ci accompagna. La mia scelta lavorativa, mi ha aiutata anche nel mio intento di indagare, nel decifrare il segno, mentre navigo attraverso le rivelazioni che portano nuovi quesiti, consapevole che perfino la memoria prepara le sue sorprese.
Lavori nella sanità pubblica italiana, come detto. Hai una formazione importante. Di cosa ti occupi?
Attualmente, mi occupo dei pazienti che hanno problemi endocrinologici, malattie reumatiche, soprattutto autoimmunitarie, oppure che sono diabetici. Il mio lavoro mi piace, perché mi piace aiutare e ascoltare le persone. Uso spesso le mie conoscenze, le esperienze che accumulo durante l’ascolto attivo come ex ergo, come punto di partenza, come una rugiada di chiamate, che contagiano la mia vita con la vita di altre persone per scrivere. Posso dire che il mio lavoro, a volte, si manifesta nel mio approccio verso la poesia, fa da potere corale unitivo.
Quando nasce la tua passione per la scrittura, soprattutto per i versi?
In realtà, ho incominciato da molto giovane, anche se non mi sono mai interessata a pubblicare. La poesia è qualcosa di misterioso, in genere il poeta ha un temperamento ipersensibile alla presenza delle immagini. Questo è così anche per me. Tutti i passaggi tristi e dolorosi della mia vita o che mi hanno causato commozione, hanno acuito la mia sensibilità, sia nel visibile, sia nell’invisibile. La poesia è sempre stata dentro di me, io l’ho sempre aspettata, come si attende qualcosa che non arriva, che non succede, ed è per questo che l’ho sempre percepita come l’attesa perfetta.
Bello!
La poesia è sempre stata per me quell’attesa che riempie i miei vuoti, quella pausa inesorabile, che mi porta a contemplare quello che mi sta attorno, ascoltare le voci che arrivano, per riempire le parole di immagini. Per questo la poesia è stata sempre in me come qualcosa di vissuto, qualcosa che veste una pausa, un sussurro, una ricostruzione di parole che creano immagini di resti di pianeti persi, ronzii indecifrabili.
Hai pubblicato numerosi libri. A quali ti senti maggiormente legata e perché?
Sempre all’ultimo, perché è una espressione della mia evoluzione, di chi sono in quel momento. Ho impiegato più di 50 anni per scrivere il mio ultimo libro, perché in realtà sono gli anni che ho.
Mi risulta che le tue liriche siano state tradotte in numerose lingue. Confermi?
Sì, confermo. Le mie poesie sono state tradotte in diverse riviste e antologie estere in lingua inglese, portoghese, albanese, in arabo e non dimentichiamo che anche io scrivo da bilingue sia in italiano che in spagnolo indistintamente. Intanto il mio penultimo libro “Doble acento para un naufragio” è sia in spagnolo, che in portoghese ed è stato pubblicato in Portogallo.
Hai anche ricevuto parecchi premi. C’è un riconoscimento a cui sei più affezionata?
I premi mi hanno dato davvero tanto. Quasi tutti i miei libri sono conseguenza dei premi ai quali ho partecipato, nei quali ho vinto la pubblicazione. Tanto per citarne alcuni, il primo posto al Premio letterario “Melville” Città di Siena con il libro “L’infanzia dell’erba” nel 2020 e il primo posto al Concorso giornalistico letterario Prato Città Aperta nel 2016… anche se ci sono dei premi molto importanti in cui per me entrare nei primi quattro è stato come aver vinto.
Chi sono i tuoi autori preferiti?
Ne ho davvero tanti e ogni anno se ne aggiungono dei nuovi. La mia poetica trae ispirazione sia dalla letteratura europea (Rimbaud, Baudelaire, Hermann Hesse, Pessoa, D’Annunzio, Montale, Gozzano, Salinas…) sia da quella dei poeti americani e latino-americani (Edgar Lee, Walt Whitman, Rubèn Darìo, Julio Cortàzar, Alejandra Pizarnik, Josè Lezama Lima…).
Che genere di musica ami ascoltare?
Mi piace la musica classica, irlandese, cubana, la musica italiana intelligente o con immagini poetiche, ci sono diversi autori che accompagnano i miei giorni e addirittura la mia scrittura.
So che fai parte – come membro onorario – del Festival Internazionale di Tozeur (Tunisia). Di cosa ti occupi?
Ho partecipato a questo festival per due anni consecutivi e sono stati due anni pieni di emozioni. Attualmente, recluto autori e coinvolgo l’organizzazione nell’invito.
Qual è la tua migliore virtù?
La curiosità, la capacità di meravigliarmi davanti alle cose belle e quindi di appoggiare chi è capace di creare bellezza, di mettere in luce il merito, facendomi, quando occorre, da parte con altruismo.
Qual è il tuo peggior difetto?
Pretendere troppo da me stessa e sottovalutarmi.
Cosa ti commuove?
La bellezza e non dico altro.
Consegni un messaggio ai nostri lettori digitali?
Leggete poesia! La poesia ascolta l’anima di chi la legge e può attraversare il lettore visceralmente.
MICHELE BRUCCHERI
LEGGI ANCHE: Michele Bruccheri intervista l’autrice pugliese Antonella Tamiano