“L’8 giugno – osserva ad esempio Roberto Bianconi, direttore artistico del Country di Palermo – la Regione ci aveva illustrato regole più vantaggiose rispetto ad altre regioni: una distanza ridotta da due metri a un metro anche mentre si balla e l’attribuzione della responsabilità ai clienti. Di queste indicazioni, però, non c’è più traccia. Così non si può aprire”.
L’ultima mossa, infatti, è arrivata nella serata di sabato. Il presidente della Regione Nello Musumeci, con l’ordinanza che dà il via libera alla fase-3, ha infatti sbloccato anche “sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso”. Su questo fronte la Sicilia è fra le prime regioni a ripartire: il decreto firmato da Giuseppe Conte giovedì scorso rinvia l’apertura a metà luglio per tutto il Paese, ma dà facolta alle Regioni di decidere altrimenti. Così hanno fatto quasi tutte: la Toscana è ripartita sabato, Campania, Lazio e Puglia partono oggi (con le prime due regioni che vietano però il ballo e la terza che invece dà il via libera solo all’aperto), Calabria, Emilia Romagna, Veneto e Liguria ricominciano giovedì.
Per le regole, però, l’ordinanza di Musumeci rimanda alle Linee guida della Conferenza delle Regioni. Che, per l’appunto, ai gestori sembrano un capestro: “Come faccio a verificare se due persone mantengono la distanza mentre ballano? – si sfoga Bianconi – Come faccio a sapere se sono congiunti o se si sono appena conosciuti? Noi abbiamo chiuso a febbraio, prima ancora che ce lo imponessero, e l’abbiamo fatto per senso di responsabilità. Adesso ci diano regole chiare. Fino ad allora non potremo riaprire”.