OGGI È LA GIORNATA MONDIALE PER LA PRESERVAZIONE DELLA FASCIA D’OZONO, IL BUCO SI RIDUCE MA IL SURRISCALDAMENTO CLIMATICO MINACCIA L’ITALIA
Scritto da Redazione RCS RADIO SICILIA on 17 Settembre 2020
OGGI È LA GIORNATA MONDIALE PER LA PRESERVAZIONE DELLA FASCIA D’OZONO, IL BUCO SI RIDUCE MA IL SURRISCALDAMENTO CLIMATICO MINACCIA L’ITALIA
Era il 16 settembre del 1987, quando venne firmato il Protocollo di Montreal a favore della protezione dell’ozono stratosferico, che nel 2009 raggiungerà la ratifica universale di tutti i 196 paesi
A 30 chilometri di quota, nella stratosfera, l’ozono è il gas che rappresenta un insostituibile mantello protettivo, in grado di difenderci dalla parte più energetica della radiazione ultravioletta, quella responsabile in altre parole di danni molto gravi che vanno dai tumori cutanei alle mutazioni genetiche. Viceversa, nell’aria a bassa quota, quella che respiriamo, l’ozono è tossico, perché altamente reattivo e danneggia i nostri processi vitali; lo si usa infatti anche per disinfettare acqua e aria dal coronavirus, per la sua azione aggressiva sulle forme viventi.
L’ozono è uno scudo per gli UV dannosi nell’atmosfera
In sostanza l’ozono rappresenta un filtro solare naturale; la sua attività venne indagata negli anni Trenta del Novecento dal geofisico britannico Sydney Chapman. Una preziosa attività mai interrotta fino a metà del secolo scorso. Ma poi, con l’introduzione nella produzione industriale dei gas noti come clorofluorocarburi o CFC , che vengono impiegati nei frigoriferi e nei condizionatori o come propellenti per bombolette spray, la questione si è complicata. I clorofluorocarburi sembravano chimicamente inerti e quindi perfetti per questi impieghi. E lo erano, ma solo a bassa quota. Dispersi nell’atmosfera e migrati ad alta quota, il cloro in essi contenuto dava luogo a una reazione chimica inattesa, che di fatto fagocitava l’ozono aprendo un pericoloso buco attraversabile dai raggi UV dannosi. Un solo atomo di cloro, infatti, mangia letteralmente 100.000 molecole d’ozono. Il buco nell’ozono si evidenziò a partire dal 1985 sul Polo Sud, grazie alle rilevazioni satellitari, ma in realtà sarebbe stato presente sin dal 1976. La denuncia di alcuni meteorologici britannici attivò un movimento di salvaguardia dell’ozono che poi approdò alle Nazioni Unite e al Protocollo di Montreal.
Il buco nell’ozono si sta riducendo
Gli ultimi dati pubblicati dalle Nazioni Unite però fanno ben sperare: secondo uno studio del 2016 e poi un report dell’Onu di due anni dopo, la messa al bando di quasi tutte le sostanze chimiche dannose per l’ozono ha indotto la chiusura del buco sul Polo Sud. Per una completa ricostruzione dell’ozonosfera ci sono due date: il 2030 per l’emisfero Nord e nel 2050 per l’emisfero Sud. Per i Poli invece si dovrà attendere il 2060.
Allarme surriscaldamento climatico per l’Italia: in 80 anni potremmo arrivare a un innalzamento delle temperature di 5 gradi
Nel report ‘Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia‘, della Fondazione Cmcc, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, pubblicato oggi, vediamo che lo scenario che si disegna è estremamente preoccupante: il nostro Paese è destinato ad essere sempre più caldo, se non verranno messe in atto adeguate politiche mirate di mitigazione del surriscaldamento climatico. Nei prossimi 30 anni potremo avere fino a 2 gradi in più (rispetto al periodo 1981-2010) e, nello scenario peggiore, le temperature potrebbero salire di 5 gradi al 2100. E non è tutto qui: il surriscaldamento ha un prezzo salato, pari all’8% del Pil pro capite da qui a fine secolo. Da qui l’aumento della diseguaglianza economica tra Nord e Sud e tra le fasce di popolazione più povere e più ricche.
Fonte: web