Serradifalco: “La mia vita – vissuta a modo mio” di Leonardo Lovecchio
Scritto da Michele Bruccheri on 14 Febbraio 2024
di MICHELE BRUCCHERI – LA RECENSIONE. Racconta, nel suo libro, la sua esistenza. Senza filtri. Dalle sue esperienze sessuali all’impegno politico: “Ho ritenuto opportuno godermi la vita”
Ha deciso di scrivere un libro sulla sua vita. All’età giusta, chiarisce nell’introduzione. Leonardo Lovecchio ha 63 anni e, nei giorni scorsi, ha pubblicato “La mia vita – vissuta a modo mio”. Sono 312 pagine intense. C’è il suo vissuto, i suoi incontri, le sue esperienze, i suoi ritratti di persone e personaggi che hanno arricchito la sua esistenza. Parla di Serradifalco e dei serradifalchesi, racconta le sue numerose storie sentimentali e sessuali. Dà “voce” alle sue idee.
“Ognuno di noi deve esprimersi come in realtà è”, spiega. E leggendolo, sembra di sentirlo. La sua voce è nell’inchiostro che i nostri occhi hanno letto. Scrive dei suoi 41 anni di campeggio, ci narra la sua famiglia, a partire dagli amatissimi genitori. Ci ricorda la sua passione per il canto. “Fino a che avrò forza – scrive – continuerò a cantare, perché mi fa stare bene”.
“Ho ritenuto opportuno godermi la vita”, aggiunge. “Ancora oggi sento di guardare avanti”. Nel libro vi sono alcune fotografie, a colori e in bianco e nero. Doviziosamente si occupa della “Putìa di vinu” dove è cresciuto. Nata nel 1871, venne poi rilevata dal padre nel 1945 (il 27 aprile 1982 la prese in gestione direttamente lui). Descrive le persone che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita, soprattutto pipina Maria.
Ci racconta l’atmosfera delle osterie, chi la frequentava. Le storie che sentiva e che lo facevano crescere oltremodo. “Io memorizzavo tutto ciò che mi raccontavano i clienti di tutte le categorie”, scrive. Ed elenca: minatori, muratori, braccianti, contadini, artigiani e commercianti. Nel libro, chi lo leggerà, troverà i suoi racconti sessuali, senza peli sulla lingua. La sua esperienza militare in Emilia Romagna. La sua adesione ai valori del Partito comunista italiano e al sindacato (la Cgil).
Ricorda la sua passione per la radio, la popolare trasmissione “Dilettanti allo sbaraglio”, cita compare Totò ed altri. Scrive diffusamente del padre e della madre, adorati, e di altri familiari e parenti. Dei tanti amici. Ribadisce: ho sempre guardato avanti verso nuovi orizzonti (“non si devono avere rimpianti”). Accenna, con rapide pennellate, le sue avventure sessuali, le sue storie amorose. Contarle è impresa ardua: sono tante. “Quando si amano più donne – continua Leonardo Lovecchio – è difficile sceglierne una come compagna della propria vita”.
Nel libro si troveranno i suoi riferimenti musicali e politici, tante persone che hanno vissuto con lui (non sono menzionati con il cognome, ma con il nome di battesimo e l’anno di nascita; quasi tutti sono, comunque, identificabili). Con ammirazione, sul fronte politico, cita Augello, Pelonero, Ninfa, Butera, Dellaira, Lalumia, Benfante… Solo per riportare qualche cognome.
E poi vi sono altri nomi: il sociologo Pasquale Petix, “il nostro segretario Daniele” (Territo, ndr), il “compagno Lillo” (Gueli, ndr), Enzo Guttilla, Peppe Dacquì… Ci fermiamo qui: l’elenco sarebbe interminabile. Accenniamo, però, su altre persone: “I miei amici e persone di mia stretta conoscenza scomparsi”. Si va dall’arciprete Zoda a lu zi Griguriu, da Salvatore Milazzo a Giuliana, dal Maestro Angelo Licalsi a lu Baruni, dal dottor Fasciana all’avvocato Diforti…
Ci sono anche Peppi Papatanu, Totò Ciuffu (Capasso, ndr), Mommu, Paolo Burgio, Andrea Maida, compagna Serafina, diversi personaggi: Ginetto, lu zi Peppi, Garofalo, Nardu di li grutti, lu zi Tanuzzu… Leonardo Lovecchio poi menziona, tratteggiando brevemente un profilo biografico, Angelo Rizzo, Giuseppe Cordaro, padre Filippo Bonasera, Filippo Genco, lu zi Nardu (Infantolino, ndr), Gina Tortorici, Pina Conte, Giuseppe Giudice, padre Ninì (il vescovo Migliore, ndr), don Salvo. Ho voluto riportare qualche nome per far comprendere meglio.
Nella parte finale, altri nomi: Lillino Miccichè, ad esempio; Totò Benfante, Carmelo Locurto e Michele Bruccheri (il paragrafo è “Serradifalco ha avuto – ed ha, aggiungo io – dei giornalisti). Per la precisione, caro Leonardo: sono del 1968 e non della classe 1965 (un buon caffè… sanerà questo gravissimo errore!). Infine, fa diversi ringraziamenti (si intuiscono i cognomi: Giovanni Sorce, Totò Infantolino, Calcedonio Bellavia, Michele D’Amico…).
Questo libro racconta la vita intensa e complessa di Leonardo Lovecchio. Ma narra anche Serradifalco e i serradifalchesi. Alcuni personaggi di primo piano del paese. Gli anni delle miniere, delle putie, dell’evoluzione politica. Nel finale ringrazia la sua famiglia, i nipoti e i “pronipotini”. E conclude: “Spero di essere riuscito a comunicare bene”.
Il libro si trova presso le edicole del paese. E chi fosse interessato, comunque, basta rivolgersi direttamente al “primario” Leonardo Lovecchio. Lui sarà capace, come sempre, di trovare la soluzione giusta. Leggendo il volume si conoscerà di più su questo “eterno ragazzo” che ha guardato sempre avanti, come dice e scrive lui.
MICHELE BRUCCHERI
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